Mappe storiche di Roma

In questo articolo parliamo di mappe storiche di Roma, nelle loro versioni digitalizzate che spesso sono navigabili e in alta risoluzione. In particolare ci dedichiamo alle opere di Leonardo Bufalini, G.B. Nolli e Rodolfo Lanciani. Parliamo anche di progetti web che sfruttano queste mappe e di un’app per iphone/Ipad che permette di esplorare la città in maniera inedita e suggestiva. Infine, ma all’inizio, parliamo di Google Earth.

Da Settimio Severo a Google Earth

Abitare a Roma nell’epoca di Google Earth, o anche solo di Google Map, costituisce una fortuna sfacciata, quasi imperdonabile. Certo, le Condizioni di Utilizzo dei servizi Google prevedono di cedere l’anima a terze parti, anche aliene, a scopo di profilazione e marketing; ma è un prezzo ragionevole, se mi permette di volare con Google Earth per il centro di Roma, mentre sono fisicamente sulle stesse strade: fino a planarmi accanto.

Ma anche coloro che, purtroppo, abitano in altre zone del pianeta, apprezzeranno facilmente la potenza di questi strumenti.


Veduta dell’isola Tiberina con Google Earth

Chiesa S. Maria di Loreto al Foro Traiano: Google Earth (ricostruzione digitale)

Chiesa S. Maria di Loreto al Foro Traiano: G.B. Piranesi, 1748 (incisione)

Una cosa bella delle mappe è la loro astrazione, il loro silenzio. Nel caso di Google Earth l’effetto è straniante: osservare, in volo virtuale e da qualunque prospettiva, la ricostruzione tridimensionale in perfetta proporzione di ogni palazzo, giardino, rovina o strada è qualcosa che non smette di stupirmi. E con un ultimo giro di rotella sul mouse (o allargando le dita sullo schermo touch) la mappa precipita letteralmente nel territorio, composto dalle fotografie di Street View. E  in quelle immagini mute, che congelano la caotica e strombazzante vitalità romana, lo straniamento raggiunge un vertice allucinatorio, che ricorda l’inquietante orsacchiotto de “Il fantastico mondo di Paul“, anime giapponese del 1976, che aveva il potere di bloccare il tempo battendo su un muro col suo martelletto. Street View somiglia a una versione meno poetica di quel martello, ma non per questo meno potente. Tanto più pensando che Roma ha la stessa capacità se solo osservi  – per un attimo di troppo – una torre medievale dietro le auto parcheggiate, incastonata sopra una trattoria tra una chiesa barocca e un palazzo umbertino. O, più semplicemente, una fontana in mezzo alla strada.

Fontana in Piazza San Giovanni: Google Street View

Fontana in Piazza San Giovanni: G.B. Falda (1691) – fonte

In un articolo che parla delle più belle mappe storiche di Roma, citare Google Earth può apparire improprio. Dunque proviamo a recuperare e partiamo ab urbe condita, o quasi.

La più celebre delle mappe antiche è la “Forma Urbis Severiana” (203-211 D.C.), “versione monumentale dei documenti catastali del tempo depositati negli archivi della Prefettura, e collocata nel Foro da Settimio Severo nel 211” (fonte). La mappa era collocata nella “parete postica dell’edificio compreso tra il Foro Romano e il Forum Pacis, e trasformato in chiesa dei Ss. Cosma e Damiano da Felice IV (526-530)” (fonte)


L’antica disposizione delle tavole di marmo che componevano la Forma Urbis (fonte)

Ma per quanto fondamentale, la Forma Urbis non ci serve a molto in questa sede, perchè difficilmente utilizzabile ai fini dell’esplorazione di Roma contemporanea. Ciò non toglie che esistano in Rete progetti di grande interesse, come lo Stanford Digital Forma Urbis Romae Project, della Stanford University e della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma.

Un’altra cosa che adesso non ci serve è approfondire perché ci siano tante mappe storiche di Roma. Per darci comunque un tono, accenneremo a due ordini di ragioni: 

  1. dalla tarda antichità al medioevo e oltre, ci fu l’esigenza di invogliare e indirizzare i pellegrini verso il viaggio nella città santa;
  2. nel corso del Settecento, le mappe furono di supporto al ricco viveur che aderiva alla moda del Grand Tour delle grandi capitali europee.

Un paio di brevi saggi sulla “storia delle mappe” li trovate qui sotto, mentre molto altro materiale sarà disponibile nell’articolo dedicato alle fonti e ai materiali (in preparazione)

Leonardo Bufalini: cominciamo a ragionare.

Noi però passiamo oltre: lasciamo Settimio Severo e con un salto di 1300 anni raggiungiamo il Cinquecento. Ora sì che le piante iniziano a farsi interessanti per i nostri scopi. Infatti, nonostante “la produzione di immagini di Roma [sia] pressoché ininterrotta dall’età imperiale” (Mario Bevilacqua, cit, pag. 63), a noi importa che:

“La figura di Roma, inizialmente solo simbolica, almeno fino alla fine del XV secolo, cambierà, subito dopo, grazie all’affinarsi delle tecniche cartografiche, arrivando, nel corso dei secoli successivi, ad essere rappresentata in modo reale con la produzione di panorami, vedute e piante.” (C. Palagiano, S. Leonardi, cit, pag. 31)

Nel 1551 Leonardo Bufalini disegna la “prima pianta di Roma redatta sulla base di un preciso e moderno piano di rilievo” (wikipedia). “La prima mappa corretta della città dai tempi della Forma Urbis (fonte)”.

Su internet ne trovate una versione “navigabile”, e i singoli fogli in download. Qui potete anche scaricarla in alta definizione

Le mappe di Roma, nel Cinquecento saranno numerose. Ci mostrano una città davvero minuscola, rispetto non solo – e ovviamente – alle dimensioni attuali, ma anche a quelle della Roma imperiale. Ad esempio, confrontate le piante seguenti: la prima è di Sallustio Peruzzi, del 1564 e ritrae la città ai sui tempi. A nord del Quirinale non c’è nulla, e ampie zone interne alle mura Aureliane sono immerse tra orti e ville (cercate il Colosseo). A dire il vero la situazione sembra identica tre secoli dopo, nel 1870, come mostra la seconda mappa (interessante anche perché dedicata alle zone colpite dall’esondazione del Tevere). La terza è di Giovanni Giacomo De Rossi, basata su la Roma Antiqua Triumphatrix (qui in versione navigabile) di Giacomo Lauro del 1619, che rappresenta Roma antica all’apice del periodo imperiale. 

Sallustio Peruzzi, 1564 (Mario Bevilacqua, cit, pag.70)
Mappa di Roma, 1870 (fonte)

Roma Antiqua Triumphatrix, 1619

La caratteristica principale delle piante del Cinquecento è la sempre maggiore adesione al reale (ossia al territorio), tale da essere talvolta usate – o addirittura sequestrate – per ragioni di sicurezza e uso militare. Per apprezzare lo scarto con le rappresentazioni precedenti, guardate ad esempio l’immagine di copertina, riprodotta qui sotto.

Tratto dalle Cronache di Norimberga, di Hartmann Schedel, 1493. (fonte)

G.B. Nolli e il Settecento: la perfezione.

Leonardo Bufalini apre dunque una strada nuova e offre la base su cui, circa due secoli dopo, Giovanni Battista Nolli poggia la sua straordinaria Nuova Pianta di Roma, “pietra miliare nell’arte e nella scienza della cartografia per l’accuratezza con cui registra il fitto tessuto urbano di Roma al culmine della sua bellezza settecentesca” (fonte). Ed è col Nolli che sfioriamo la perfezione e cominciamo a divertirci, perchè la sua mappa è così ben fatta che possiamo utilizzarla ancora oggi per orientarci in città.

Tratto dal sito di NOLLI APP

L’immagine che vedete sopra lo dimostra: è tratta dal sito di un’app molto bella per Iphone e Ipad, che si chiama Nolli App e a cui facciamo volentieri pubblicità gratuita: vale molto di più dei 5 euro che costa, e permette di muoversi per la città orientandosi con la mappa del Nolli, sovrapposta a quella contemporanea, e riporta inoltre tutta la legenda originale (centinaia di voci): strade, palazzi, “spedali”, “antichità ch’esistono”, e via dicendo. La trovate qui. Qui sotto, invece, alcuni nostri screenshot.

Riguardo questa mappa straordinaria, vogliamo segnalare un progetto web altrettanto suggestivo: si chiama “Descriptio Romae”, lo offre l’Università Roma 3 e lo trovate qui. Il sistema parte da una mappa vettoriale contemporanea, e permette di sovrapporci non soltanto la “Pianta di Roma” del Nolli (come nell’app citata), ma addirittura il Catasto Urbano Pio-Gregoriano di Roma. Quest’ultimo costituisce il “primo catasto particellare di tutto lo Stato Pontificio, promosso da Pio VII nel 1816 e attivato da Gregorio XVI nel 1835” (fonte). Cosa vuol dire mettere insieme mappa e catasto, può farlo intuire questa immagine:


Screenshot www.dipsuwebgis.uniroma3.it/site/ws

Questo progetto individua sulla mappa tutte le particelle catastali (di cui offre anche la scansione) e permette dunque di identificare tipo di edificio, caratteristiche, utilizzo e proprietà nel periodo 1820/1824. Inoltre, su alcune particelle, sono disponibili schede di approfondimento: alcune contengono ad esempio le incisioni del Piranesi, altre presentano curiose informazioni su permessi edilizi: nell’immagine mostrata, ad esempio, il Principe Doria Pamphilj, proprietario del palazzo dai contorni rossi che porta il suo nome, presenta “istanza per la sopraelevazione di un piano”. Ma qualcosa dev’essere andato storto, se più sotto (nel cerchio rosso) si legge: “Multa al capomastro F. Desideri per sopraelevazione abusiva. Approvata in data 21.3.1866”.

Naturalmente non esistono solo le mappe di Bufalini o del Nolli. Tra ‘500 e ‘700, e oltre, altri autori si sono cimentati con questa impresa. Antonio Tempesta, Giovanni Maggi e anche molti artisti non italiani. Di seguito, prima di concludere con Rodolfo Lanciani, trovate una galleria di mappe di vario genere, tutte da scaricare.

Alcune risorse utili:

Rodolfo Lanciani e la Forma Urbis Romae: quanti livelli di lettura!

Il nostro articolo di chiude con Rodolfo Lanciani e la sua leggendaria Forma Urbis Romae, che “rimane ancora oggi l’opera fondamentale cui attingere per qualsiasi studio di topografia romana [repubblicana e imperiale]” (fonte). Al tempo stesso, contiene anche il tracciato della Roma medievale, moderna e di quella a lui contemporanea (1893-1901). In questo senso, la mappa presenta diversi livelli di lettura, tra loro sovrapposti.

Nelle immagini qui sotto, abbiamo aggiunto un ulteriore livello, sovrapponendo un frammento della Forma Urbis Romae alla mappa satellitare in Google Earth.

Stiamo preparando un file KML per Google Earth con i diversi fogli della mappa, che renderemo disponibile per il download.

La Forma Urbis Romae. “Si tratta di 46 tavole a colori, formato 57 per 87, in scala 1.1000, che ricoprono complessivamente la superficie di 25 m quadrati (in scala), e un quadro d’insieme formato cm. 20.97 per 29.2”.
Giovanni Ioppolo la definisce “la prima banca dati dell’archeologia romana” e, se per GIS (Sistema Informativo Geografico) si intende un sistema in grado di archiviare secondo un modello relazionale informazioni di diversa natura che abbiano una loro contestualizzazione geografica, l’opera del Lanciani è già, in un certo senso, un GIS. Nella pianta sono infatti riportati, sullo stesso piano semantico, dati planimetrici ed una fitta rete di didascalie, che illustrano lo stato delle conoscenze topografiche della città di Roma alla fine dell’ottocento. (da “Forma Urbis Romae: legenda“)

E così arriviamo ai giorni nostri: Rodolfo Lanciani muore nel maggio del 1929. A febbraio era nato Italo Insolera, ma questa è un’altra storia: quando sarà pronta la troverete su Leggerescrivere.it.

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